Ben ritrovato pellegrino.
Oggi parleremo di etichette: non quelle che trovi sulle confezioni dei cibi al supermercato (anche se tutto sommato non sono poi così diverse) bensì di quelle che ci incolliamo addosso, spesso inconsapevolmente, e che poi non riusciamo più a scrollarci di dosso.
«Luca, ho capito ma…potresti essere più chiaro?»
Mai sentito parlare di vegani, vegetariani, animalisti, fruttariani, ex-fumatori, fumatori, di destra, di sinistra, del dottor X, dell’ingegner Y e della compagnia bella Z?
Partiamo con un po’ di teoria
Prima di continuare, se ancora non sai che in te vivono molti io, potresti seguire meglio quanto ti dirò se tu prima leggessi questo articolo (se oggi poi sei proprio in vena di leggere, puoi approfondire qui).
Se invece non ne hai voglia, te ne faccio un sunto brevissimo: l’essere umano, per natura, non ha una struttura della personalità monolitica, ma sviluppa tanti io (o sub-personalità) quanti gliene servono per rapportarsi con il mondo esteriore. Il problema è che quasi sempre non ne è consapevole e finisce per restare vittima di queste personalità in miniatura che, senza controllo, prendono il sopravvento e finiscono per causare danni.
È bene inoltre ricordare che questi io sono vivi, almeno in senso psichico, e in quanto tali difendono strenuamente la loro sopravvivenza e i loro bisogni (qui puoi trovare l’articolo che ne parla); sono dunque poco propensi ad essere messi da parte.
Per raccontarti meglio come funziona ti farò un esempio pratico, usando l’etichetta vegetariano. Tra le tante, ho scelto di usare proprio questa perché io stesso ne ho sperimentato personalmente tutti gli effetti; quindi non me ne vogliano i colleghi (di etichetta)!
Un esempio di etichetta
Supponiamo dunque che tu un giorno decida di non mangiare più né carne né pesce, perché vuoi sperimentare davvero se effettivamente puoi ottenere dei benefici concreti per la tua salute; inoltre ti piace l’idea che non vengano uccisi altri esseri viventi per il tuo nutrimento.
Detto fatto, cominci a declinare offerte di carne e di pesce. I tuoi amici, quasi sicuramente, ti chiederanno: «Ma non sarai per caso diventato vegetariano?»
Se sei abbastanza consapevole della trappola in agguato potrai rispondere: «No, semplicemente ho deciso di non mangiare carne e pesce.» Probabilmente però, visto che credi in quello che stai facendo e quindi la consideri una cosa virtuosa, sarai ben contento di ribattere: «Sì, sono vegetariano!»
Inoltre chi ti ha posto la fatidica domanda potrebbe averlo fatto con una vena d’accusa o di presa in giro (questo accade come difesa delle proprie etichette, e quindi dei propri io, spesso in antitesi con la scelta dell’altro che diventa quindi scomoda). Qualora tu decidessi di raccogliere la provocazione, potresti difendere la tua scelta cominciando ad elencare tutti i benefici del non mangiare proteine animali, sentenziando che tutti dovrebbero informarsi, adducendo che ci sono studi che dimostrano che, e via discorrendo.
Insomma, da quel momento in poi avrai scritto in fronte ‘vegetariano’. Inoltre, se ti fai prendere dall’entusiasmo, corri il rischio di diventare leggermente integralista, magari criticando chi mangia carne oppure sottolineando ad ogni piè sospinto i magnifici effetti dell’aver smesso di mangiare carne e pesce. Insomma, farai diventare la scritta dell’etichetta sempre più marcata ed evidente, finendo così per urlarla.
«Aspetta un attimo, cosa intendi per urlarla?»
Mi spiego subito:
- io sono vegetariano perché fa bene alla salute
- IO SONO VEGETARIANO PERCHÉ FA BENE ALLA SALUTE
- IO SONO VEGETARIANO PERCHÉ FA BENE ALLA SALUTE
Capito il concetto?
Gli effetti dell’etichetta
Dopo aver indossato l’etichetta per un po’ di tempo in genere succedono un paio di cose:
- Gli altri si aspetteranno che, per coerenza, tu ti comporta in base a quell’etichetta.
- Ti sarai abituato all’etichetta fino quasi ad identificarti con essa.
A quel punto potrebbe essere molto difficile per te tornare sui tuoi passi e toglierti l’etichetta di dosso senza generare conflitti interiori. In altre parole avresti perso, almeno momentaneamente, una parte della tua libertà di scelta.
Infatti se tu avessi voglia o dovessi per vari motivi tornare a mangiare carne, in primo luogo ti sentiresti in dovere di giustificarti con chi ormai ti vede come vegetariano. Se poi sei stato un minimo integralista, saranno gli altri che pretenderanno delle spiegazioni!
Per capire meglio questo punto ti faccio un esempio. Prova a pensare di andare al supermercato e di acquistare dei ravioli la cui etichetta, tra le altre cose, dichiara:
- Farina
- Ricotta
- Funghi
Se mangiandoli ti accorgessi che dei funghi non c’è né nemmeno l’ombra, probabilmente ti arrabbieresti almeno un pochino o perlomeno ci rimarresti male.
Inoltre, anche se erroneamente, il cambiare una scelta adottata in precedenza viene spesso considerato come mancanza di coerenza o peggio ancora come un fallimento. E l’orgoglio, che nell’essere umano è sempre in agguato, come dice il saggio Vasco ne ha rovinati più lui del petrolio!
Un nuovo ospite in casa
Ora veniamo al secondo punto ovvero l’esserti abituato a comportarti secondo l’etichetta.
L’atto di ripetere nel tempo una serie di comportamenti coerenti tra loro, se fatto inconsciamente, ha un effetto collaterale: formare una sub-personalità.
Tornando al nostro esempio, il fatto che tu, giorno dopo giorno, ti sia comportato da vegetariano ha fatto sì che dentro di te nascesse e crescesse un vegetariano in miniatura con una propria identità, dei propri atteggiamenti, una propria volontà e un proprio scopo. Insomma, per casa ti ritrovi un nuovo io che non ha nessuna intenzione di andarsene o di venire messo da parte.
Ora, se tu tornassi a mangiare carne, crollerebbe l’identità del vegetariano e una parte di te, letteralmente, morirebbe. Un bel guaio vero?
Prevenire è meglio che curare
Visto che una volta versato il latte non serve nemmeno piangere, la soluzione più semplice è tenere quanto più latte possibile nel contenitore.
Il primo passo è evitare accuratamente di identificarsi con una propria scelta.
Se smetti di mangiare carne non dichiarare: «Sono vegetariano!».
Limitati a dire «Per ora ho deciso di non mangiare carne» e magari non assillare tutti quelli che continuano a farlo.
Se inizi ad andare in barca a vela non spacciarti come velista; semplicemente racconta che hai cominciato o che ti piace usare la barca a vela.
Insomma, evita di dire: «Io sono X» altrimenti finirai per identificarti con X. Hai visto come sia difficile sfrattare X una volta che l’hai fatto entrare in casa, vero?
Il secondo passo è cercare di concedersi qualche trasgressione. Ad esempio se hai deciso di non mangiare carne, ogni tre o quattro mesi esci e mangiati una bistecca. Se invece hai scelto di diventare ordinato, ogni tanto ricordati di lasciare in disordine qualcosa.
Insomma, cerca di non far diventare la scelta un’identità.
Forse è inutile specificarlo ma questa regola non vale per i vizi dannosi per la salute: se hai smesso di bere o di fumare evita accuratamente le trasgressioni! Parola di uno che per il momento non fuma più.
That’s all folks!
Per ora è tutto. Prima di andare però, se ti va, lascia un commento, magari per raccontarmi di una tua etichetta.
Spero di rivederti presto.
Un abbraccio.
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